Le radiografie in odontoiatria sono una parte molto importante della terapia, vuoi nel corso della prima visita, come per il prosieguo di alcune terapie odontoiatriche.
La così detta radiografia OPT ovvero la panoramica nella quale é possibile vedere tutti i denti le ossa di sostegno con le articolazioni temporo-mandibolari i seni paranasali ecc, ha la sua importanza nel corso della prima diagnosi per fare il punto di partenza e orientarsi il più correttamente verso una diagnosi precisa e poter tracciare un preciso piano terapeutico.
Gli apparecchi che effettuano l’opt di per se hanno una distorsione che può arrivare fino al 25%, questa percentuale è molto ridotta negli apparecchi digitali, in medicina con radiografia digitale si indica la modalità digitale di acquisizione dall’ immagine RX che, a differenza della meno recente tecnica analogica, permette di sfruttare software e hardware abili all’archiviazione di immagini e alla loro modificazione post-acquisizione permettendo una consultazione molto più agevole tramite il pc che permette di contrastare, ingrandire, misurare regolare la luminosità ecc ecc, con un’irradiazione ridotta, in sostanza fornendo una quantità maggiore di informazioni, sempre utili al clinico, per una diagnosi il più precisa possibile.
A confronto con la radiografia convenzionale, la tecnica digitale perde in risoluzione spaziale, poiché il punto (l’elemento più piccolo) analogico ha diametro di 2 µm (il bromuro d’argento utilizzato nella pellicola radiografica), mentre il punto digitale è il pixel, un quadrato di spazio enormemente più grande, che può andare da 30 µm a 200 µm. Questo comporta una certa perdita di informazioni spaziali, sebbene l’occhio umano in genere non sia in grado di apprezzare tale differenza in condizioni normali di osservazione. D’altro canto, i sistemi digitali posseggono un grande intervallo dinamico e la loro curva caratteristica è praticamente lineare, per cui eventuali errori di esposizione, sempre possibili in radiologia, portano comunque ad un’immagine utilizzabile per la diagnosi, mentre per i sistemi convenzionali un errore significa ripetizione dell’esposizione, con conseguente doppia esposizione del paziente.
I sistemi di radiologia digitale si dividono in due gruppi: i sistemi CR (storicamente indicati come Radiologia Computerizzata) ed i sistemi DR (da Digital Radiography). Pur arrivando entrambi a fornire un’immagine digitale, sono molto differenti per principi di funzionamento e per uso. Sono indicati con un sensore che fornisce in uscita direttamente i dati digitali, senza bisogno di procedimenti intermedi. Questi sensori sono utilizzati nella stessa posizione in cui vengono messi i sistemi analogici basati sul film radiografico o quelli CR, cioè dietro al paziente/dietro al dente, dalla parte opposta del tubo a raggi X, in modo da raccogliere il fascio X emergente dal paziente. Entro breve tempo dall’esposizione (da 5 a 30 secondi), i dati digitali dell’immagine sono spediti lungo un cavo, normalmente una fibra ottica, fino al computer di controllo, che mostra l’immagine appena acquisita. Questa viene poi spedita per l’archiviazione e la refertazione lungo la rete al medico che li interpreta.
Per dare un’idea dei vantaggi in termini di qualità, basta notare che il Detective Quantum Efficiency (DQE) di un sistema di radiologia digitale può anche arrivare al 67%, rispetto ad un sistema tradizionale, dove si raggiunge a malapena il 20-25%. Per contro, i costi per una sala digitale sono molto alti rispetto ai sistemi CR, in quanto prevedono uno stretto accoppiamento tra il tubo a raggi, il generatore di alta tensione ed il rilevatore.
Nati attorno agli anni 1990, questi sistemi sono suddivisi sostanzialmente in 3 categorie, a seconda del meccanismo utilizzato nel sensore.
I sistemi di Radiografia Digitale, ancora oggi non raggiungono in linea teorica la risoluzione di un sistema convenzionale analogico, capace di arrivare oltre le 5 lp/mm e fino a 15-20 lp/mm (sistemi per mammografia). Tuttavia, in pratica si trovano allo stesso livello ed anzi, in certi aspetti riescono a migliorare la qualità delle immagini grazie ad algoritmi di elaborazione di immagine, che esaltano i particolari di interesse diagnostico, trascurando quelli inutili. Inoltre, l’avere un’immagine digitale permette di archiviarla direttamente su normali sistemi di archiviazione (hard disk, CD, DVD, nastri).
Le immagini generate da queste modalità vanno da 2.000×2.000 a 4.000×4.000 pixel, per una profondità che può andare dai 14 bit/pixel in acquisizione (Standard DICOM 3.0) ai 12 bit/pixel per l’invio in reti PACS.